CANTO I
Veniamo dalla notte ed alla notte andiamo.
Avvolta nei vapori, resta dietro la terra
dove il mandorlo vive, e il bimbo ed illeopardo.
Dietro restano i giorni, con laghi, nevi e renne,
con adusti vulcani, e con selve incantate
dove albergano azzurre l' ombre del terrore.
Restan dietro le tombe, ai piedi dei cipressi,
sole nella tristezza delle stelle lontane.
Restan dietro le glorie come torce che smorzano
raffiche secolari.
Restan dietro le porte che gemono al vento.
Resta dietrol ' angoscia dagli specchi celesti.
Resta dietro il tempo, il dramma dell'uomo:
generator di vita, generator di morte.
Il tempo che innalza e corrode colonne,
e mormora nell' onde millenarie del mare.
Resta dietro la luce che bagna montagne,
parchi di bambini e candidi altari.
E ugua1mente la notte con citta dolenti,
la notte quotidiana, che non è notte ancora,
ma breve riposo con tremiti di lucciole
e transito d'angoscia sulle anime ferite.
La notte che scende huovamente nella luce,
a risvegliare i fiori nelle silenti valli,
a rinfrescare l'acque nei bacini dei monti,
aspronare i cava1li verso azzurre scogliere,
mentre l' eternita, fra dorati bagliori,
avanza silenziosa fra prati siderali.
Vicente Gerbasi
Traduzione di Giovanni Battista De Cesare